Dal Cuneese al Vesuvio, un esempio per tutti
Il Giornale – Domenica 7 gennaio 2007 di Massimiliano Sciullo
Dalle valli a rischio idrogeologico, alla tutela della popolazioni che vivono con la spada di Damocle di un’eruzione. Dal Monregalese, alle pendici del Vesuvio.
Non conoscono confini i volontari della protezione civile della provincia di Cuneo e anche nel 2006 hanno assolto al loro dovere riscuotendo consensi a livello nazionale.
E’ stato un anno molto impegnativo – commenta Roberto Gagna, presidente del coordinamento per la Granda – che ci ha visti impegnati in oltre 160 operazioni.
Di queste, 150 sono state effettuate a livello comunale, 12 a livello di gruppi di Comuni e 2 a livello provinciale.
Certo, non si tratta di emergenze, ma soprattuto prevenzione.
Come nel caso in cui la colonna mobile della Granda è partita alla volta della Campania, direzione Napoli.
Abbiamo partecipato alla missione internazionale che simula l’emergenza in caso di eruzione del Vesuvio.
Quelli cuneesi erano la maggioranza dei volontari che rappresentavano il Piemonte e d’altra parte, lo dicono anche i numeri, i nostri 5.000 uomini – suddivisi in circa 200 gruppi comunali – rappresentano più del 50 per cento del corpo di volontari regionale.
Una forza di soccorso che, oltre a garantire la sicurezza a livello provinciale, merita gli apprezzamenti dell’intero apparato italiano.
Spesso veniamo citati a esempio dai responsabili nazionali – dice Gagna – per le nostre capacità di coordinamento. Siamo infatti un territorio molto frazionato, per cui è indispensabile avere gruppi a livello comunale.
Ma tutti, Comuni, Provincia e Comunità montane, lavorano nella stessa direzione, remano nella stessa parte.
Dei 5.000 volontari cuneesi, sono stati ben 600 quelli che hanno partecipato, per esempio, alle operazioni nelle valli del Monregalese.
Abbiamo coinvolto 20 comuni nell’operazione “San Bernardo” – dice ancora il presidente Gagna – provvedendo alla manutenzione dei corsi d’acqua, ma anche portando aiuti concreti per quanto riguarda le strade, i sentieri e le opere pubbliche.
Qui, come altrove, la parola d’ordine è sempre prevenzione. Perchè siamo una provincia costantemente a rischio idrogeologico, un territorio molto fragile.
E solo prevedendo e bonificando si può pensare di controllare la situazione. Almeno riducendo le conseguenze, visto che la protezione al 100 per cento non è realizzabile.
Alla stesso tempo, cresce anche la sensibilità delle popolazioni a questi temi.
Archiviato dunque il 2006 con un voto più che soddisfacente (“spesso siamo più apprezzati all’esterno che all’interno della nostra provincia”, fa notare Gagna), si volge lo sguardo al 2007, con un obiettivo già ben chiaro.
Vogliamo riuscire a costruire una sede unica per la colonna mobile della protezione civile. Attualmente i nostri mezzi sono distribuiti in tutto il territorio e ci va almeno un giorno per radunarli tutti.
Inoltre, continueremo a lavorare per affinare le tecniche di protezione civile.
Per chi volesse avvicinarsi alla realtà del volontariato per la protezione civile, il suggerimento è semplice. Per legge, è il sindaco ad avere la responsabilità della protezione civile. Quindi basta rivolgersi al proprio Comune.
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